
Normativa 231/01: la tutela del personale e il caso Bonatti
3 Aprile 2018
Nell’agosto del 2007 l’introduzione delle misure di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, con la legge 123/07, ha portato alcune novità rilevanti per chi si occupa di responsabilità amministrativa di impresa:
La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001 è estesa anche alle ipotesi di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime commesse in violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro.
Attualmente sono riconosciuti come principali reati della normativa 231/01:
- Reati di natura societaria
- Abusi di mercato
- Delitti contro la personalità individuale
- Delitti informatici e trattamento illecito di dati
- Delitti in materia di violazione del diritto d’autore
- Delitto di induzione a rendere dichiarazioni mendaci alla magistratura
- Reati ambientali, individuati ai sensi del Codice Penale e del Codice dell’Ambiente
- Omicidi colposi e lesioni colpose gravi e gravissime in violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori
Uno tra i principali obiettivi della normativa è limitare la responsabilità aziendale in seguito alla commissione dei reati sopra citati.
Oltre a questo si ha anche:
- La possibilità di incrementare la qualità della gestione di un‘azienda rendendola trasparente e corretta
- Miglior bilanciamento tra detenzione del potere e responsabilità
- Maggiore prevenzione dei rischi e qualità nei controlli
Il caso Bonatti
La tematica della violazione della normativa 231/01 è stata affrontata dalla Procura di Roma che ha richiesto, il 27 Marzo del 2018, tre condanne, un rinvio a giudizio ed un patteggiamento in seguito al “caso Bonatti”.
La Bonatti SpA è un’impresa di Parma, attiva nel settore oil and gas, con un’esperienza di oltre 70 anni e circa 7.500 dipendenti, di cui il 95% molto spesso svolge le proprie mansioni all’estero.
Il caso in questione è scoppiato nel 2015, anno in cui quattro tecnici sono stati inviati in Libia, per svolgere alcune attività. Il 19 luglio, secondo il piano originario, i dipendenti sarebbero dovuti giungere a destinazione attraverso un percorso via mare, evitando così tragitti pericolosi nella regione Tripolitania. In seguito a problemi relativi alla tempistica, si era deciso di ingaggiare un service privato via terra, che avrebbe consentito un trasferimento rapido e veloce, escludendo però la modalità precedente.
Dopo essere giunti in Libia gli uomini sono stati sequestrati tra Zuara e Mellitah e solo due dei quattro operatori sono riusciti a salvarsi. Attualmente sono state fatte alcune considerazioni relative al caso, in cui il decesso dei due lavoratori in Libia è innegabilmente riconducibile al loro sequestro.
Ma com’è stato possibile? Il sequestro è stato facilitato da diversi fattori:
- La mancanza di una scorta che potesse proteggere il personale dipendente
- L’assenza di un addetto specializzato nella sicurezza dei trasferimenti dei lavoratori, come testimoniato da altri tecnici giunti alle relative destinazioni attraverso un percorso via terra senza protezione
- La mancanza di avviso alla Farnesina sul cambiamento di programma di viaggio
Questi tre fattori dimostrano una scarsa attenzione da parte dell’azienda nei confronti della tutela della salute del proprio personale. Di fatto, con misure preventive volte a ridurre i considerevoli rischi determinati dal contesto e dal periodo storico, la tragedia si sarebbe potuta evitare.
La responsabilità dell’ente nel caso di mancata adozione delle misure di sicurezza
Possiamo quindi dire che la mancanza dell’adozione di misure di sicurezza necessarie ai lavoratori ha incrementato notevolmente i rischi. Ecco perché, oltre all’accusa dei vertici della Società, anche la stessa azienda Bonatti è stata ritenuta responsabile dell’incidente occorso.
Ne consegue che l’impresa debba rispondere dell’illecito amministrativo in base alla legge 231/01 sulla responsabilità degli enti, soprattutto perché nell’anno 2015 era nota la situazione di pericolo in Libia.
Il Decreto Legislativo, inoltre, è applicabile perché:
- La sede principale dell’ente si trova in territorio italiano
- I soggetti che hanno commesso il reato sono legati all’impresa
- È stata fatta una richiesta di procedere contro l’ente da parte del Ministero della Giustizia
I PM hanno quindi richiesto all’impresa 130mila euro di risarcimento danni e imposto come misura interdittiva il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per sei mesi.
Prevenire la criminalità di impresa è attualmente indispensabile, al fine di proteggere i propri dipendenti nello svolgimento del loro lavoro.
Oltre alle sanzioni imposte all’ente 3 manager sono attualmente indagati con l’accusa di aver collaborato al delitto doloso collegato al decesso dei due tecnici e al rapimento.
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[Fonti: Parma.repubblica.it, Parma.repubblica.it, Unionesarda.it]