Premessa

E’ fuori discussione che la pandemia stia avendo un impatto decisivo sul tessuto economico del nostro Paese, interessando in maniera preponderante le piccole e medie imprese.

Quella che oggi è, ancora prevalentemente, un’emergenza sanitaria presenta già i sintomi di quella che domani potrebbe essere una emergenza economica.

Ecco perché alle imprese allora è richiesta una dinamicità ancora maggiore di quella in cui sono abituate a muoversi, rivoluzionando il ruolo della governance, della gestione del rischio e della compliance.

Centrale diviene allora la logica della compliance integrata che, adeguando il tessuto imprenditoriale alle normative di primo e secondo livello, finisce con il rappresentare oggi una strategia di ridefinizione delle dinamiche aziendali.

 

Il ruolo della compliance come trade union tra i cambiamenti normativi e la solidità di business

L’ipertrofia legislativa che sta interessando il momento storico in corso rende imprescindibile la conformità a leggi e normative per poter non solo continuare ad esercitare una qualunque attività di impresa, ma pure per predisporre una continuità aziendale che abbia la forza di poter superare la pandemia e arrivare attiva, anche se non indenne, a quello che sarà lo scenario economico post emergenziale.

L’interscambio di informazioni tra chi si occupa dell’adeguatezza alle leggi – presupposto di base per iniziare e continuare a operare – e chi definisce le strategie di conduzione del business, fondate su un approccio del rischio, rappresenta, a maggior ragione in questo momento, l’unico strumento valido per affrontare una dinamicità costante e, per certi versi, ancora non prevedibile negli esiti.

I rischi che oggi le imprese si trovano ad affrontare sono prevalentemente interfunzionali e pertanto abbisognano di una valutazione e di una gestione congiunta da parte di quelli che rappresentano i centri nevralgici del business.

Così, mentre la funzione del risk management si occupa dell’identificazione e valutazione del business anche in considerazione delle scelte strategiche, le funzioni preposte al supporto alla Corporate Governance e il controllo per l’Audit sono chiamate a monitorare lo standard di controllo e responsabilità.

A suggello di queste attività la funzione di compliance si occupa di verificare la conformità a legge di queste scelte, avendo una visione separata dalla valutazione economica libera dalla propensione al rischio e tesa alla tolleranza zero del rischio.

 

Il Modello 231 come valore aggiunto per le aziende che oggi si preparano al domani

Al netto delle premesse appena viste, è il caso di tracciare una linea di demarcazione di quelli che possono essere i vantaggi che l’adozione di un Modello 231 in questa fase può assicurare ad un’azienda che se ne dota.

Innanzitutto, la mappatura dai rischi di reato consente all’azienda di evitare, proprio nel momento in cui l’economia dovesse ripartire in maniera seria, procedimenti giudiziari che possono comportare importanti sanzioni, prima tra tutte quella della interdizione dall’attività.

Già prima dell’estate Confindustria si era espressa in questo senso nel suo Position Paper, segnalando l’importanza della verifica sull’adeguatezza e tenuta del Modello 231 nel contesto della emergenza sanitaria.

Ogni azienda si sta esponendo a rischi diretti, dovuti alla verifica dell’adeguamento alle sempre più stringenti e talvolta differenziate, a seconda dei livelli normativi di appartenenza, norme in tema di sicurezza sul lavoro.

Tutte le fasi di gestione della prima ondata di contagio da Covid-19 sono state caratterizzate indubbiamente dall’adozione di misure interne dirette alla sicurezza sul lavoro e al contenimento del rischio di contagio nell’esercizio delle attività operative di impresa.

Nondimeno, il Modello 231 assicura anche un valido riparo dal rischio indiretto che un’azienda in questo momento potrebbe subire: il riferimento è prima di tutto ai delitti motivati dalla circolazione di danaro – anche in vista dei finanziamenti e degli aiuti alle imprese che sono in via di erogazione -, ma anche ai delitti legati alla maggiore accelerazione digitale, divenendo con il massiccio ricorso a piattaforme e dispositivi, sempre più difficoltoso monitorare il traffico dei dati, la provenienza delle informazioni e la loro affidabilità.

Sulla scelta di adottare il Modello 231 come vera e propria strategia di suggello di un sistema di compliance integrata si è espresso anche il Presidente dell’ANRA, Associazione Italiana del Risk Management, che ha sottolineato l’assoluta importanza della continua interscambiabilità tra le funzioni nevralgiche del business.

Nessun dubbio residua dunque sulla circostanza che, ad oggi, la scelta di dotarsi di un Modello permetterebbe alle imprese di di scoprire, attraverso l’attività di mappatura dei processi, le loro inefficienze ed evidenziare le dovute opportunità di miglioramento, mentre un’eventuale implementazione può aiutare a migliorare il sistema di qualità coprendo tutti i processi aziendali.

 

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